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domenica 23 febbraio 2014

FUORI DA OGNI CONTRADDIZIONE L'APPRENDIMENTO DEL JUDO O JU JITSU.

Chiunque ha frequentato o frequenta una palestra di judo o ju jitsu si è trovato o si trova di fronte un programma di insegnamento predefinito, quello tramandato dalla tradizione giapponese. Nel Judo si chiama Go-Kio ed è costituito da 5 classi di tecniche, detti anche principi, alle quali sono associate i colori delle diverse cinture. Si parte dalla 5^ classe, corrispondente alla cintura gialla, per finire alla 1^ che corrisponde alla cintura marrone. Questa divisione in classi, associata alla progressione dell'acquisizione del grado o colore della cintura, è vecchia e contraddittoria, finisce per ridurre la maturazione dell'allievo all'esecuzione meccanicistica delle tecniche, relegando in secondo piano la vera essenza delle stesse. E' ormai poco attuale, lontana dai bisogni didattici di un insegnamento moderno che deve partire dall'unicità dell'allievo. Senza approfondire il principio pedagogico dell'unicità dell'allievo e della relativa necessità di partire dall'uomo e non dai saperi, mi limiterò ad un approfondimento più generale, legato ad alcune contraddizioni di fondo tra i principi generali di queste discipline sportive e di studio e i loro vecchi programmi di insegnamento. Uno dei principi fondanti del judo è: "TUTTO IL JUDO E' IN UNA TECNICA", che in poche parole significa che ogni singola tecnica contiene l'interezza dei principi dell'intera disciplina sportiva e di studio. Questo principio ci permette di mettere in evidenza la grande contraddizione di dover insegnare secondo uno schema predefinito, di dover imporre all'allievo una sequenza di tecniche a prescindere dalla sua personale facilità d'apprendimento. Un altro principio ormai consolidato appartiene allo studio biomeccanico, come ben rappresentato dal professor Attilio Sacripanti nel suo interessantissimo libro "Biomeccanica degli sport da combattimento". E per rendere essenziale e semplice la comprensione dell'applicazione della forza nelle tecniche del judo o ju jitsu, distinguerei tra l'applicazione della forza nella forma della leva da quella nella forma della coppia di forze. Nella forma della leva, che significa sollevare e capovolgere l'avversario, l'applicazione della forza è energeticamente impegnativa, soprattutto se il braccio della leva è corto, come nel caso del seoi nage. Al contrario, nella forma della coppia di forze, l'applicazione della forza segue principalmente la dimensione vettoriale della stessa e quindi si adegua al movimento dell'avversario, in un movimento circolare intorno al proprio asse longitudinale, guidato e orientato dall'associazione dei segmenti corporei tronco-gamba, braccia-gamba o spalle-braccia, come per esempio nell'ouchi gari. Tutte le tecniche che poggiano sull'applicazione della coppia di forze, rappresentano la modernità del combattimento, meno muscolare e più di movimento. Dalle tecniche nella forma della coppia delle forze mi piace avviare l'insegnamento. Personalmente inserisco le tecniche di sollevamento e di applicazione della forza nella forma della leva dopo i 15 anni d'età e dopo la cintura verde se di età maggiore. Personalmente, per esempio, credo che il seoi nage è una tecnica da insegnare dopo i 15 anni d'età e dopo il grado di cintura verde in caso di età maggiore. In conclusione, la sequenza del Go-Kio non è più attuale, se vogliamo rispettare i principi su esposti, ancor prima del principio pedagogico dell'unicità dell'allievo, che non si può sacrificare per rispettare un'ortodossia tecnica non più necessaria, in un tempo nel quale i principi della disciplina sono ampiamente acquisiti.