Pagine

Translate

venerdì 13 settembre 2013

LA METODOLOGIA DELL'INSEGNAMENTO DELLA TECNICA SPORTIVA.

Si cerca di stabilire un modello ideale di riferimento, ma spesso questo modello è valido solo per un periodo di tempo limitato e successivamente è superato dalla crescita delle stesse capacità dell’atleta. Per questo sul piano metodologico va costruita la potenzialità di assumere varianti, ed essere anche svincolati da modelli troppo rigidi. Questo è possibile se si possiede un buon livello di sviluppo delle capacità motorie, particolarmente quelle coordinative, ma anche applicando la tecnica di base in condizioni estremamente variate. Ciò si può realizzare partendo da posizioni diverse, da livelli di tensione muscolare diversa e così via. All'inizio del lavoro, in generale, si applicano metodi basati sulla parzializzazione e ricomposizione delle tecniche, l’esercizio di gara è studiato fase per fase, prima di essere ricostruito nella sua integralità. In questo caso però gli esercizi, anche se parziali, non devono presentare differenze essenziali con l’esercizio di gara, altrimenti si rischia di indurre delle interferenze, cioè un transfert negativo. Bisogna instillare nell'atleta la capacità di autosservarsi, operazione per operazione, prima su base visiva, poi su base cinestetica, che è tipica di una fase di apprendimento avanzato. Nella proposta di insegnamento bisogna avere una idea della esatta gerarchia dei punti “critici”: in particolare, bisogna conoscere le reazioni dell’allievo di fronte a questi passaggi difficili e quindi saper intervenire sia tecnicamente con forme facilitanti, sia dal punto di vista psicologico, preparandolo alla difficoltà. Il pericolo della parcellizzazione degli esercizi si può evitare mantenendo degli elementi globali che lo ricapitolano quali il ritmo, gli allenamenti ideomotori che ricompongono il movimento sia pure a livello di immagine mentale. Anche l’impiego di forme facilitanti può porre problemi se supera una certa quantità di differenza, o in una certa quantità di ripetizione e può indurre effetti di interferenza. Il problema è la scelta del livello ottimale di facilitazione che, semplificando le difficoltà, sia però, nella sostanza, propedeutico all'esercizio fondamentale.

Qualche raccomandazione essenziale per graduare un buon allenamento e apprendimento motorio tecnico.

Sarò essenziale, come mi piace tanto, e quindi posso riassumere la questione in tre principi: 1) "Prima impara a stare in piedi", che per me significa gradualità assoluta nell'apprendimento, soprattutto nel rispetto dei tempi di ritenzione della nuova abilità acquisita e nelle pause di riposo per fissare l'adattamento atletico motorio. 2) "Se l'equilibrio è buono, il judo è buono". E questo è proprio un principio di vita, quindi possiamo credere che se L'equilibrio, interiore e intellettuale, è buono, la vita è buona. Morale della favola: se coltivo le tecniche per migliorare il mio equilibrio, allo stesso tempo miglioro la mia vita. 3) "Devi avere fiducia nella qualità di ciò che sei, non nella quantità", che significa, in altre parole, "non riempitevi di contenuti, ma cercate in ogni contenuto la sua forma, ossia la sua essenza". Perché nell'essenza delle cose c'è un apprendimento universale che finisce per essere una chiave di lettura universale delle più svariate e complesse situazioni. Insomma, quello che chiamiamo intuito è in realtà la sedimentazione culturale ed esperienziale per tutti coloro che vivono una vita ricca di azione ricerca azione.