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venerdì 16 gennaio 2009

ALLENARE SIGNIFICA ...

L’allenamento sportivo è una pratica di stimoli che sollecitano una reazione organica, psichica e affettiva, inducendo l’organismo ad un’autoregolamentazione, quindi ad un nuovo adattamento morfologico-funzionale del corpo e della mente.
E’ essenziale conoscere le caratteristiche dello stimolo che provoca il processo di miglioramento della prestazione sportiva per poter definire un corretto programma di allenamento.Tre i principi conclamati:1) Ogni stimolo provoca effetti specifici. 2) Solo l’insieme degli stimoli, cosiddetto carico fisso, provoca la risposta adattiva dell’organismo. 3) Il recupero è una delle chiavi dell’intero allenamento. L’entità e la natura del carico fisso (numero di ripetizioni, intervallo tra di esse, la frequenza settimanale, ecc.) si modifica anche variando il recupero. L’allenamento deve prevedere stimoli progressivamente crescenti, in modo da provocare adattamenti graduali. Ciò avviene secondo il seguente ordine di interventi: 1) Aumento della frequenza settimanale. 2) Aumento della durata di una seduta. 3) Aumento delle quantità di un esercizio (percorrenza di km, numero di ripetizioni, numero di serie, ecc.). La modulazione del recupero è uno strumento per indurre o allontanare la forma fisica.

LO SPORT PER I BAMBINI

Qual è lo sport più indicato per un bambino?

E’ una domanda che di frequente mi pongono i genitori.

Non c’è uno sport più indicato di un altro; invece è importante conoscere almeno due principi per scegliere la giusta attività sportiva.

Il principio della multilateralità: il bambino ha il bisogno di svolgere una grande varietà di esercizi e giochi sportivi, in tutte le direzioni e i versi del movimento, utilizzando anche attrezzi ginnici.
La specializzazione verso una precisa disciplina sportiva dovrà incominciare dopo i dieci anni, mentre dai sei ai dieci anni si pratica principalmente la multilateralità e la socializzazione. Se il bambino durante la pratica sportiva si diverte e la sua espressione emotiva risulta tendenzialmente euforica prima e dopo l’attività sportiva, se la sua espressione posturale e motoria cresce, tanto che nella quotidianità lo vedrete muoversi con sempre maggiore disinvoltura e fare cose di cui non credereste fosse capace, allora sta praticando una buona attività sportiva.
Un bambino irrigidito nel pensiero della competizione e della prestazione è sintomo di una pratica sportiva esasperata, che ignora i suoi bisogni perché finalizzata all’esclusivo interesse dell’ambiente sportivo e degli allenatori, ma spesso anche dei genitori.


Il secondo principio è quello dell’emulazione: sin dalla nascita i bambini sono guidati a conformarsi a modelli di fare e di dire consolidati nella tradizione della loro società. Quello che apprendono, lo apprendono principalmente con un “comportamento da imitazione”.
Nell’intera vita dei bambini, e non solo dei bambini, diventa fondamentale la scelta delle figure di riferimento e dell’ambiente sociale da frequentare. Nel caso specifico, l’attenzione deve cadere sull’allenatore e sull’ambiente sportivo che il bambino dovrà frequentare. Se qualificati, e non solo da un punto di vista tecnico, arricchiranno il bambino di modelli comportamentali positivi, che nel tempo lo spingeranno verso la sua piena unicità.

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LA TESTA NELLE TUE MANI




Nel senso comune, spesso, le funzioni motorie vengono considerate di basso livello, subordinate a quelle strutture che sono alla base delle più elevate attività cognitive, della razionalità, del pensiero puro.
Il corpo viene ritenuto nella maggior parte delle culture come un’entità inferiore a quella mentale.
Invece, studi consolidati dimostrano che alcuni comportamenti motori, ad esempio la capacità di costruire e manipolare strumenti, ha fatto sì che si affermasse una “logica motoria” basata sulla strutturazione di una sequenza di passi concatenati.
Questa “capacità sequenziale”, di strutturare una sequenza e una logica di sequenza, ha indotto un’area, quella di Broca – che controlla la motricità del linguaggio – a generare simili sequenze di sillabe, che sono per l’appunto alla base della parola: parlare, cioè articolare una sequenza di sillabe, rassomiglia, in termini di eventi muscolari sequenziali, a scheggiare una selce o a scagliare una lancia.

IL MOVIMENTO OCCUPA UN POSTO A SE' E UN RUOLO CENTRALE NELLO SVILUPPO DEL BAMBINO E IN GENERE DELL'INDIVIDUO.