Pagine

Translate

venerdì 12 giugno 2009

VETTORE LOTTA

Il vettore è la rappresentazione geometrica di una grandezza dotata di direzione e verso. Lo spostamento di un corpo, le forze applicate su di esso, sono grandezze vettoriali.

Quando richiamiamo l’idea di forza non possiamo pensare soltanto allo sforzo muscolare, dobbiamo considerare prioritariamente una direzione e un verso.

Per esempio, se pensassimo di uscire da un saloon del far west, spingeremmo il battente della caratteristica porta basculante. Ma, dall’altra parte, un rissoso cowboy sta entrando nel saloon e spinge lo stesso battente al contrario. Una spinta contro l’altra blocca la porta in una posizione di stallo. Il cowboy non cede il passo e rischiamo di trovarcelo nel saloon davvero arrabbiato. Allora smettiamo di colpo di esercitare la nostra spinta sulla porta e ci scansiamo, spostando il nostro corpo di lato. Il cowboy è proiettato per terra, non trovando più, all’improvviso, la resistenza della nostra spinta. Abbiamo ceduto, ma il rissoso cowboy è volato lungo per terra.

Nella lingua giapponese “JU” sta per “cedevolezza” e “DO” per “via”. La “via della cedevolezza” passa attraverso la conoscenza dei principi della statica e della dinamica dei corpi per proiettarsi, al di là del mero sforzo muscolare, verso una vera e propria metaconoscenza del vettore forza, che ci consente azioni, spontanee e quotidiane, senza una ragionata consapevolezza.

Una metaconoscenza che ci introduce analogie tra gli sport del combattimento corpo a corpo: il judo (lotta di origine giapponese), la lotta stile greco-romano e quella stile libero, il sambo e il sumo. Analogie confermate dagli studi sulla biomeccanica degli sport di combattimento.

Da questa idea base parte la nostra attività di ricerca, raccolta dei dati, sviluppo di ipotesi e formulazione di tesi e progetti operativi, nell’ambito educativo e sportivo. Navigheremo nel fluido della conoscenza con un linguaggio semplice ed essenziale, tentando di condividere e di aggregare competenze pluridisciplinari e originali.

domenica 31 maggio 2009

SPINGI E TIRA ... PRATICA CON NOI.

Se mi spingono, io tiro। Se mi tirano, io spingo. Tutto è più semplice di quello che sembra. Sui principi della biomeccanica va modellata la tecnica. La conoscenza tecnica non è un sapere a sé stante, che si apprende in modo subordinato ed acritico. Essa si sviluppa in una relazione permanente con l'insegnante tecnico, se possiede le competenze dell'educatore.

domenica 19 aprile 2009

IL PIACERE DELLO SPORT

IL RAGAZZO VA ORIENTATO VERSO L’ATTIVITA’ SPORTIVA ATTRAVERSO LA SCOPERTA DEL PIACERE CHE SPERIMENTA NEI GESTI E NEI MOVIMENTI DEI DIVERSI SPORT.

Ieri, in occasione di una presentazione degli sport del judo e della lotta presso una scuola media, chiedevo ai ragazzi, della prima classe, quanti di loro avessero partecipato ad una competizione sportiva: su 100 ragazzi, circa 20. Una percentuale bassissima che mi ha provocato una grande curiosità.
E allora, la successiva domanda è stata: “perché praticate lo sport?”. Una domanda che ho potuto rivolgere solo a 1/3 dei ragazzi, perché in così pochi hanno dichiarato di praticarlo.

I tre quattro praticanti di arti marziali hanno risposto di praticare per imparare a difendersi. Un luogo comune che nasconde al ragazzo il piacere della pratica del judo o della lotta a favore di un costruito retorico bisogno di difesa dall'aggressione, che ha radici ancestrali.

Su tutti, un ragazzo mi ha sorpreso perché con estrema semplicità ha detto: “pratico il mio sport perché mi piace”. E’ verso questa consapevolezza che ho cercato, sin dal primo momento della presentazione, di orientare il mio intervento di promozione sportiva. E per questo motivo avevo tra le mie storie quella che mi ha avviato alla pratica del judo.
Ho incominciato a praticare l'attività sportiva con il canottaggio e, quando terminavamo l’allenamento in mare, avevamo la possibilità di improvvisare, nella palestra della pesistica, degli incontri di lotta, che si risolvevano nel mettere di spalle a terra l’avversario. Come mi piaceva il gesto e il movimento di proiettare l’avversario per bloccarlo con le spalle a terra. La mia frequenza al canottaggio finì per essere finalizzata agli improvvisati incontri di lotta. E’ così che partii con la mia meravigliosa avventura del judo. Scoprii di colpo ciò che era dentro di me, ma sino a quel giorno a me stesso sconosciuto.

LA PRATICA DELL’ATTIVITA’ SPORTIVA PUO’ DARE UNA GRANDE GIOIA SE COGLIE LA FORMA MOTORIA CHE LIBERA L’IDENTITA’ DELL’ATLETA. PER QUESTO MOTIVO ABBIAMO BISOGNO DI PIU’ INSEGNANTI DI SPORT E DOBBIAMO PRESTARE ATTENZIONE CRITICA VERSO I TECNICI CHE ESASPERANO LA TECNICA SPORTIVA ESCLUSIVAMENTE PER LA SELEZIONE DEI RAGAZZI, ALLA RICERCA DEL CAMPIONE PRECOCE.

martedì 17 febbraio 2009

IL DIALOGO DELLA RESPIRAZIONE.


Il dialogo tra la mente e il corpo scorre attraverso la respirazione, che è governata da un muscolo piatto situato tra il petto e l’addome: il diaframma.

Quando le emozioni attanagliano i muscoli addominali e imbavagliano la mente non resta molto da fare. L’unica reazione possibile è la ri-modulazione della respirazione.

Una base della buona respirazione consiste nel far durare l’ESPIRAZIONE il doppio dell’inspirazione; l’altra, nell’ESPIRARE a fondo.
Per ESPIRARE PROFONDAMENTE è fondamentale accompagnare la pratica dell’atto respiratorio con una attività muscolare volta a tirare dentro gradualmente l’addome, sino alla massima tensione muscolare e raggiungendo la massima concavità del ventre. Quest’atto consentirà di spingere il diaframma contro i polmoni che si svuoteranno completamente d’aria.
Il momento successivo della inspirazione riuscirà profondo con semplice spontaneità.

All’inizio scandiremo i momenti respiratori con un esercizio lento e anche frammentato per acquisire una buona padronanza del MOMENTO ESPIRATORIO; successivamente sarà importante prendere un RITMO DI RESPIRAZIONE, che ci permetterà di imporre un dialogo tra la mente e il corpo anche quando le emozioni ci assalgono.

venerdì 13 febbraio 2009

LE MEMORIE MOTORIE

La memoria non è soltanto un fatto “mentale”. La memoria motoria ha un’essenza corporea, nel senso che comporta procedure o memorie non esplicitabili in termini linguistici.

L’AZIONE RACCHIUDE IN SE’ UN SAPERE DEL CORPO CHE PUO’ ESSERE ACQUISITO SOLTANTO ATTRAVERSO IMITAZIONE E PRATICA.
LO STESSO LINGUAGGIO SI REALIZZA A PARTIRE DA CATENE COORDINATE DI MOVIMENTI DEGLI ORGANI VOCALI, MEMORIZZATE ATTRAVERSO UNA SERIE DI RIPETIZIONI.

LA MENTE DEVE TENER CONTO DEL CORPO, DEI SUOI MOVIMENTI E DELLE LORO CONSEGUENZE.
Il nostro cervello è un’enorme archivio di repertori motori, attivati da ognuno di noi nei diversi atti della vita quotidiana. Schemi complessi definiti “MELODIE CINETICHE”, per indicarne la complessa fluidità.

domenica 8 febbraio 2009

AUTOMATISMO COGNITIVO

LA RIPETIZIONE DEL GESTO MOTORIO FACILITA LA VISIONE D’INSIEME DEL MOMENTO SPORTIVO.

Se ci chiedono di calcolare la circonferenza di un cerchio, risponderemmo, semplicemente, diametro per pigreco. Abbiamo ripetuto tante volte formule geometriche, rimaste latenti nella nostra memoria per essere riprese, con facilità e meraviglia, all’occorrenza.
Così avviene per i movimenti corporei, presieduti da veri e propri automatismi cognitivi.
Gli automatismi cognitivi si formano per semplice e reiterata ripetizione e determinano due risultati positivi:
1) la prontezza della rievocazione;
2) la permanenza nel tempo.

GLI AUTOMATISMI COGNITIVI LIBERANO IL PENSIERO DALLA NECESSITA’ DI IMPEGNARSI IN OPERAZIONI MINUTE E SEGMENTARIE, PERMETTENDOGLI DI CENTRARSI SU CONTESTI PIU’ AMPI.

venerdì 16 gennaio 2009

ALLENARE SIGNIFICA ...

L’allenamento sportivo è una pratica di stimoli che sollecitano una reazione organica, psichica e affettiva, inducendo l’organismo ad un’autoregolamentazione, quindi ad un nuovo adattamento morfologico-funzionale del corpo e della mente.
E’ essenziale conoscere le caratteristiche dello stimolo che provoca il processo di miglioramento della prestazione sportiva per poter definire un corretto programma di allenamento.Tre i principi conclamati:1) Ogni stimolo provoca effetti specifici. 2) Solo l’insieme degli stimoli, cosiddetto carico fisso, provoca la risposta adattiva dell’organismo. 3) Il recupero è una delle chiavi dell’intero allenamento. L’entità e la natura del carico fisso (numero di ripetizioni, intervallo tra di esse, la frequenza settimanale, ecc.) si modifica anche variando il recupero. L’allenamento deve prevedere stimoli progressivamente crescenti, in modo da provocare adattamenti graduali. Ciò avviene secondo il seguente ordine di interventi: 1) Aumento della frequenza settimanale. 2) Aumento della durata di una seduta. 3) Aumento delle quantità di un esercizio (percorrenza di km, numero di ripetizioni, numero di serie, ecc.). La modulazione del recupero è uno strumento per indurre o allontanare la forma fisica.

LO SPORT PER I BAMBINI

Qual è lo sport più indicato per un bambino?

E’ una domanda che di frequente mi pongono i genitori.

Non c’è uno sport più indicato di un altro; invece è importante conoscere almeno due principi per scegliere la giusta attività sportiva.

Il principio della multilateralità: il bambino ha il bisogno di svolgere una grande varietà di esercizi e giochi sportivi, in tutte le direzioni e i versi del movimento, utilizzando anche attrezzi ginnici.
La specializzazione verso una precisa disciplina sportiva dovrà incominciare dopo i dieci anni, mentre dai sei ai dieci anni si pratica principalmente la multilateralità e la socializzazione. Se il bambino durante la pratica sportiva si diverte e la sua espressione emotiva risulta tendenzialmente euforica prima e dopo l’attività sportiva, se la sua espressione posturale e motoria cresce, tanto che nella quotidianità lo vedrete muoversi con sempre maggiore disinvoltura e fare cose di cui non credereste fosse capace, allora sta praticando una buona attività sportiva.
Un bambino irrigidito nel pensiero della competizione e della prestazione è sintomo di una pratica sportiva esasperata, che ignora i suoi bisogni perché finalizzata all’esclusivo interesse dell’ambiente sportivo e degli allenatori, ma spesso anche dei genitori.


Il secondo principio è quello dell’emulazione: sin dalla nascita i bambini sono guidati a conformarsi a modelli di fare e di dire consolidati nella tradizione della loro società. Quello che apprendono, lo apprendono principalmente con un “comportamento da imitazione”.
Nell’intera vita dei bambini, e non solo dei bambini, diventa fondamentale la scelta delle figure di riferimento e dell’ambiente sociale da frequentare. Nel caso specifico, l’attenzione deve cadere sull’allenatore e sull’ambiente sportivo che il bambino dovrà frequentare. Se qualificati, e non solo da un punto di vista tecnico, arricchiranno il bambino di modelli comportamentali positivi, che nel tempo lo spingeranno verso la sua piena unicità.

AGGIUNGI LE PAROLE CHE MANCANO







LA TESTA NELLE TUE MANI




Nel senso comune, spesso, le funzioni motorie vengono considerate di basso livello, subordinate a quelle strutture che sono alla base delle più elevate attività cognitive, della razionalità, del pensiero puro.
Il corpo viene ritenuto nella maggior parte delle culture come un’entità inferiore a quella mentale.
Invece, studi consolidati dimostrano che alcuni comportamenti motori, ad esempio la capacità di costruire e manipolare strumenti, ha fatto sì che si affermasse una “logica motoria” basata sulla strutturazione di una sequenza di passi concatenati.
Questa “capacità sequenziale”, di strutturare una sequenza e una logica di sequenza, ha indotto un’area, quella di Broca – che controlla la motricità del linguaggio – a generare simili sequenze di sillabe, che sono per l’appunto alla base della parola: parlare, cioè articolare una sequenza di sillabe, rassomiglia, in termini di eventi muscolari sequenziali, a scheggiare una selce o a scagliare una lancia.

IL MOVIMENTO OCCUPA UN POSTO A SE' E UN RUOLO CENTRALE NELLO SVILUPPO DEL BAMBINO E IN GENERE DELL'INDIVIDUO.