lunedì 25 febbraio 2013
LA FORZA DEL MOVIMENTO, tra azione e ricerca.
Quando richiamiamo l’idea di forza non possiamo pensare soltanto allo sforzo muscolare, dobbiamo considerare prioritariamente una direzione e un verso.
Nella lingua giapponese “JU” sta per “cedevolezza” e “DO” per “via”. La “via della cedevolezza” passa attraverso la conoscenza dei principi della statica e della dinamica dei corpi per proiettarsi, al di là del mero sforzo muscolare, verso la vera e propria consapevolezza che le nostre azioni, spontanee e quotidiane, risultano efficaci se in armonia con le leggi della fisica.
Una metaconoscenza che ci permette di cogliere le analogie tra gli sport del combattimento corpo a corpo: il judo (lotta di origine giapponese), la lotta stile greco-romano e quella stile libero, il sambo e il sumo. Analogie confermate dagli studi sulla biomeccanica degli sport di combattimento e che rappresentano una risorsa cognitiva per apprendere maggiori movimenti vincenti.
In parole semplici: se mi spingono, io tiro. Se mi tirano, io spingo. Tutto è più semplice di quello che sembra. Sui principi della biomeccanica va modellata la tecnica. La conoscenza tecnica non è un sapere a sé stante, da apprendere secondo la tradizione, ma una forma che si modella nella ricerca e soprattutto nell'azione, quella sperimentata nella competizione.